Non mi capita più così spesso di trovarmi à Croix-Rousse da sola senza nulla da fare.
Fino a tre anni fa, ogni tanto salivo in cima alla collina la domenica mattina per andare al mercato e ne approfittavo per scendere lungo il Boulevard fino a Clos Jouve. Non era sulla strada per tornare a casa, anzi, allungavo il tragitto di almeno mezz’ora. Mi chiedo se il mercato fosse solo un pretesto per potermi avvicinarmi al 39 di Rue Pierre Dupont tanto quanto basta per rendere accettabile il pellegrinaggio al mio vecchio appartamento. Digitare il codice e entrare, salire fino alla porta chiusa a chiave del terzo piano e poi scendere, fare finta di abitare ancora lì. Giocare a tornare indietro nel tempo. Soffocarsi con la madeleine de Proust, direbbe la mia amica Emma.
Ho abitato in diversi appartamenti a Lione, ma il 39 di Rue Pierre Dupont è l’unico che vado a trovare regolarmente. Sarà perché è stato il primo, quel palazzo per me sarà sempre un po’ casa. Un po’ casa e un po’ come quegli amici che senti una volta all’anno, ma senza i quali non sapresti chi sei. Trovo una scusa per tornare al 39 di Rue Pierre Dupont ogni volta che mi manca la vista dalla finestra di camera mia, anche se so perfettamente che non la rivedrò più se non in questa foto, l’unica rimasta in mio possesso, tra un cambio di computer e una pessima gestione dei documenti. Penso alla persona che ero quando ho scattato questa foto e misuro le distanze. Oggi ho una cartella per tutto, faccio un back up al mese, non ho più vent’anni e cerco una scusa qualunque per tornare indietro nel tempo, una volta ogni tanto. Soffocarmi con la madeleine de Proust è decisamente il mio kink.
